lunedì 12 settembre 2011

La formazione sempre e per tutti

Franco Frabboni

1. Per non dimenticare Bruxelles

Il Report di Bruxelles/2000 sull’Istruzione e la Formazione permanente (coordinatore Oliver Brunet) ricorda che nel Ventunesimo secolo saremo cittadini di un mondo colorato, prismatico e dai molti volti identitari. Vivremo in un Pianeta la cui carta d’identità socioculturale già documenta la presenza di un quattro nitidi segni di riconoscimento.

Prima/identità. - E’ ben visibile l’avvento di una società del cambiamento generata dai repentini e spettacolari mutamenti tecnologico/scientifici.

Seconda/identità - E’ ben visibile l’avvento di una società della complessità generata dagli inarrestabili processi di globalizzazione che ramificano e frantumano i linguaggi, le culture, i modelli esistenziali e morali.

Terza/identità. - E’ ben visibile l’avvento di una società del rischio generata dalle persistenti e drammatiche divaricazioni tra Nord e Sud del Pianeta: quanto a condizioni economiche, sociali ed esistenziali.

Quarta/identità. - E’ ben visibile l’avvento di una società post-scolastica alluvionata dai messaggi della cultura mediatica. Il che significa dare voce - senza se e senza ma - alla domanda di una sempre più diffusa ed elevata formazione per tutta la vita.

Il verdetto formulato nella capitale dell’Unione europea é un po’ questo: se le nuove generazioni fossero inondate di “microsaperi” - parliamo dei cachet cognitivi erogati in Tv - non sarebbero più nelle condizioni di governare la Conoscenza lungo le stagioni della vita. Il traguardo - godere di un pensiero libero e plurale fino ai confini ultimi di una umanità colta, consapevole e solidale - non potrebbe essere raggiunto. Una conquista impossibile, che aprirebbe lo spettro del “neoanalfabetismo”.
A partire dai cieli minacciosi che sembrano avvolgere l’umanità del Duemila, la Formazione permanente reclama il diritto delle prime età generazionali (l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza) a una alfabetizzazione di base - nutrita in una Scuola disseminata di stimoli intellettuali e di pluralismo culturale - che permetta a tutti i cittadini una navigazione sicura lungo le rotte dell’istruzione per tutta la vita.
Secondo il Documento redatto nella capitale belga, nell’odierna società delle globalizzazioni dei mercati e dell’informazione la Formazione occupa il gradino più alto della scala che porta allo sviluppo e al progresso di una società complessa e del cambiamento.
A partire dal presente richiamo ai naviganti nel mare del nuovo Secolo, il vecchio Continente, da un decennio, grida con insistenza la parola Formazione: in tandem, ovviamente, con la parola Conoscenza.
Attenzione però. Questo duplice bene culturale oggi rischia grosso. Il pericolo è che venga costretto a un lungo stop. La strada che dovrebbe condurlo fino ai confini ultimi di una nuova umanità - popolata di donne e di uomini colti e democratici, consapevoli e solidali - si presenta bruscamente interrotta. E’ allagata e resa impraticabile da un’imprevista massa d’acqua. Il suo terreno si è fatto limaccioso e non più percorribile perché inondato da uno tsunami di nome neoanalfabetismo di ritorno.
Rinforziamo il concetto. Il capitale di Conoscenze di cui dovrà disporre l’umanità negli anni a venire costituisce una risorsa umana ed educativa (oltre che economica e sociale) alla quale nessun Paese può rinunciare. Traguardo perseguibile se sul pennone più alto dell’Unione europea sventolerà la bandiera della Lifelong education. Questa soltanto potrà assicurare alle età generazionali i Saperi necessari sia per esercitare i propri diritti/doveri di cittadinanza, sia per difendere i valori universali della libertà e del rispetto della Persona: l’eguaglianza, la giustizia, la solidarietà, la pace. Soltanto percorrendo l’intero pentagono delle stagioni della vita - l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, l’età adulta e l’età senile - la Conoscenza potrà diventare un capitale sociale, una palestra di democrazia civile e un’officina di coesione solidale.


2. Un duplice capo d’accusa

Sul portone d’ingresso della Formazione permanente (o Lifelong education o Formazione continua) si può leggere, a lettere cubitali, un perentorio richiamo. Lo riprendiamo. Il primo triangolo generazionale (l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza) ha il diritto di ingresso in una istruzione di base e secondaria (accumulata nella Scuola e in mondi extramoenia ricchi di stimoli intellettuali e di pluralismo culturale) che garantisca loro - in quanto cittadini - una navigazione sicura lungo rotte avvolte da venti di bonaccia che accompagnano fin sulle spiagge dell’adultità e della senilità. Ovvero, fino allo sbarco sulle isole dell’eterna testimonianza - da protagonisti - dei valori universali della dignità e del rispetto della Persona: la cultura, la convivialità, la cooperazione, la solidarietà, la progettazione esistenziale.
Attenzione, però. Prima di iniziare la regata postscolastica lungo le strisce d’acqua di nome Formazione adulta e senile, la Lifelong education ha il compito - tutto pedagogico - di spedire nel nome della Cultura una duplice comunicazione giudiziaria: la prima, alla Scuola (all’attenzione del comparto Secondario); la seconda, al Mediatico (all’attenzione della Tv).
Sono capi di accusa che denunciano l’impossibile conclusione della citata nobile regata marina: ovvero, l’irrealizzabile sbarco sulle spiagge delle età postscolastiche di nome adultità e senilità. Questo perché i loro passeggeri, all’atto dell’imbarco, non dispongono di competenze culturali - Saperi - capaci di “automanutenzione”. Rinforziamo l’argomentazione. Le Conoscenze che Scuola e Mediatico riversano sul citato triangolo iniziale della vita non posseggono una lunga durata. Tanto da tramontare precocemente, per via di scuole e di territori extramoenia che non dispongono del testimone culturale da consegnare all’età adulta e all’età anziana.
(a) Prima imputazione: va notificata alla Scuola. - Anzitutto, va chiamata in assise il responsabile numero/1 dell’odierno olocausto-delle-conoscenze: la Scuola. Questo, il capo d’accusa: é colpevole di dispersione intellettuale. Frutto della trasmissione alle giovani generazioni di una Cultura in/pillole che si sfarina e invecchia rapidamente. Le Conoscenze che dispone sul banco - cucinate prevalentemente nel forno della lezione del docente e del Power-point elettronico - soffrono una rapida dissoluzione già negli anni di reclusione - in silenzio e immobili - dentro le pareti delle Classi. L’evaporazione totale di Conoscenze meramente mnemoniche e nozionistiche avviene dopo pochi anni dall’uscita del sistema di istruzione. Siamo al funerale dell’alfabetizzazione che porta il nome di “neoanalfabetismo”: cioè a dire, il rapido svuotamento delle scatole-nere delle giovani generazioni.
Questo male/oscuro soffre ovviamente di una cartella clinica tutta-occidentale. Le ricerche più accreditate informano quanto sia preoccupante il virus inedito - che porta anche il nome di “illitteralismo” - che ospedalizza, a nord dell’Equatore, un emisfero boreale dalla scolarizzazione diffusa.
In altre parole. La metà alfabetizzata del Pianeta non sembra più in grado di consegnare alle giovani generazioni la competenza della lettura (ovvero, la capacità di comprendere e descrivere un testo scritto) e la competenza della scrittura (ovvero, la capacità di trasferire in cartaceo o in elettronico i propri pensieri e i propri sentimenti). Entrambe, non sanno più cucinare i cibi cognitivi “superiori” - di analisi e di sintesi, di induzione e di deduzione, endogeni ed esogeni - determinanti, oggi, per alimentare la macchina del pensiero non solo di accumuli monocognitivi, ma anche e soprattutto di strutture metacognitive: ineludibili per sviluppare le capacità logiche, operative, euristiche e generative della mente. Morale, la Scuola non sembra più capace di introdurre nel proprio menù i piatti che possono nutrire menti/plurali. Tanto che la sua istruzione (i saperi erogati) si trova in forte difficoltà a dare le ruote ad un Progetto culturale di lungo respiro che sappia contrastare con efficacia il mostro dell’analfabetismo di ritorno.
(b) Seconda imputazione: va notificata al Mediatico. - Poi, va chiamato in assise il responsabile numero/2 dell’odierno olocausto-delle-conoscenze: il Mediatico. Questo, il capo d’accusa: impone saperi di plastica che provocano un’ allarmante intossicazione cognitiva.
Il rimprovero più severo al Mediatico é di essere responsabile dell’invasione barbarica di Saperi/verità triturati in pasticche cognitive. Tendenzialmente cresimati tramite demenziali repertori di Quiz coniati su risposte binarie: sì/no. Validabili perdipiù con l’uso di anonime e impersonali “crocette”: funzionali a un apprendimento che chiede, occhi chiusi, ascolto in silenzio e immobilità. Dunque, il Mediatico premia l’utenza che fa/coccodè (piena di signorsì e di certezze) e condanna l’utenza dei/perché (piena di domande e di dubbi). Siamo al cuore dell’imputazione e della condanna. Siamo incolonnati - a testa bassa - sulla groppa di un Mediatico che prende l’immagine del villaggio della Conoscenza: le cui parole manipolate entrano nelle menti per vie subcorticali impedendo alle donne e agli uomini di mettere in campo i dispositivi cognitivi idonei a dare direzione razionale - problematicità e criticità - all’enorme flusso di informazioni che manomette, ora dopo ora, l’orologio della vita intellettuale ed emotiva.
Questa, la tragica deriva. L’alfabetizzazione lungo le stagioni dell’adultità e della senilità viene piegata al linguaggio della pubblicità: istantaneo e immediatamente dimenticato. Con il dominio dell’informazione liquida, scompare l’intercapedine - lo scarto - esistente tra ciò che un sapere/è e ciò che si può immaginare e confutare di quel/sapere. L’ho pubblicizzato (imposto): quindi, é un sapere-verità.


3. Lassù la Lifelong education

SULLE ALI DELL’AQUILONE PEDAGOGICO. - Si é detto. Il profetico richiamo alla Lifelong education quale stella polare di emancipazione culturale sia per l’emisfero boreale (alfabetizzato e benestante), sia per l’emisfero australe (analfabeta e disperato) va colorato di Pedagogia. Vale a dire, va nobilitato di un progetto/Persona - nella prospettiva di una formazione per tutta la vita - stabilmente posto in un cielo mai interessato dai cambi meteorologici, provocati dalla politica, che si avvicendano sotto la sua volta azzurra. Come dire. Gli obiettivi di senso e di significato della Persona devono soltanto essere sfiorati dai refoli inquinati che provengono dalle conflittualità del confronto ideologico - anche se costruttivo - tra Progressisti e Conservatori, tra difensori del Welfare (dello Stato sociale) e difensori del Liberismo (del meno/Stato).
Quest’alba del Terzo millennio - culturalmente oscurata da una Scuola tuttora secchiona e da un Mediatico impietosamente omologante - la Formazione permanente deve necessariamente ergersi da ultima trincea a difesa di una mente plurale e di un cuore solidale. Traguardo perseguibile a patto di garantire alle giovani generazioni sia un’istruzione socialmente spendibile (in quanto moneta cognitiva in corso), sia competenze fondate sull’imparare a imparare (complessuali e trasversali): assecondando le età generazionali nelle loro curiosità, interrogativi e inquietudini cognitive.
Il capitale di Conoscenze di cui deve disporre l’umanità di questo Secolo al debutto costituisce una risorsa umana ed educativa (oltre che economica e sociale) alla quale nessun Paese può rinunciare. A patto che verso il cielo dell’Unione europea salga un aquilone con la scritta la Formazione sempre e per tutti.
Attenzione, però. Sarà una conquista impossibile se nel mondo alfabetizzato (l’emisfero boreale) si allungherà l’ombra sinistra della dispersione intellettuale di cui sono colpevoli sistemi di Conoscenza - la Scuola, ma anche le Città dei mercati e dei consumi - incapaci di assicurare alle loro utenze Saperi non-nozionistici, non-riproduttivi, immediatamente non-spendibili.
Per questo il Report dell’Unione europea é molto attento a non spacciare lusinghe futurologiche. Al contrario, invita i cittadini del vecchio Continente a guardare, senza infingimenti, l’arretratezza e la discutibile qualità dei propri sistemi scolastici e territoriali. Gli uni e gli altri non sembrano in grado di fungere da spiaggia-di-decollo dell’aquilone intitolato alla Lifelong learning.
Al punto che in sede continentale é stata a loro spedita una severa pagella di bocciatura. Siete macchine-del-vuoto: trasmettete Saperi che invecchiano e muoiono rapidamente tanto da lasciare via/libera al mostro del “neoanalfabetismo”. Questa, la sconfitta: le conoscenze che spacciano non restano in vita nell’età adulta e tantomeno nell’età senile.
SULLE ALI DEL SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO. - La tesi é un po’ questa. Per evitare che la strada della Formazione continua intitolata alla stagione adulta e anziana non venga transennata precocemente (si interrompa dopo qualche chilometro) occorre progettarla e costruirla in/continuità con i precedenti percorsi formativi: possibile, tramite un forte potenziamento di un Progetto integrato tra il sistema pubblico di istruzione e il territorio educante oltre-il-banco. Intendiamo affermare che le stagione infantili, adolescenziali e giovanili vanno dotate di una cassetta degli attrezzi/mentali fabbricata sia nella Scuola (le metaconoscenze), sia nell’Extramoenia (i saperi caldi e problematici del mondo urbano e i saperi impliciti e plurali del mondo naturale). A partire da una prima filiera della Lifelong education di natura metacognitiva (scolastica: formale): cosparsa delle competenze interpretative, costruttive e inventive che maturano come intelligenze multiple al sole dei punti di vista disciplinari. Con l’obiettivo - é la tesi di Gardner - di padroneggiare più dispositivi critici dei Saperi curricolari: traguardo obbligato per l’utenza scolastica che abita un Ventunesimo secolo intitolato alla Conoscenza (Report/Ue di Lisbona/2000: Verso una società della conoscenza). Questo, il grido d’allarme alzato al cielo nella capitale lusitana al cospetto dell’odierno bombardamento semiologico che impegna gli allievi a un’impresa titanica: essere in grado di cogliere e allacciare i fili di una gigantesca pioggia cognitiva, capendo i nessi che legano insieme i tanti anelli sparsi delle Conoscenze. La padronanza dei saperi disciplinari é dunque il primo e indifferibile traguardo di una Scuola che attraversa i paesaggi del duemila. A meno che le politiche dell’istruzione non intendano abbandonare le prime età generazionali - attonite e impotenti - tra i flutti di oceani dai segni oscuri e ambivalenti, spesso incomprensibili e forse anche incomunicabili.
Alziamo al cielo l’aquilone chiamato speranza. L’auspicio é che alla Formazione di teste-ben-fatte e menti plurali nelle tre età iniziali della vita possa successivamente allacciarsi una Formazione postscolastica (non-formale: rivolta all’età adulta e senile) capace di prendere in mano il volante di una seconda filiera (postscolastica: costruttiva ed euristica) che valorizzi la cultura antropologico-sociale presente nei territori urbani ed extraurbani. Parliamo sia dei beni monumentali, artistici, culturali e di convivialità civile dei contesti residenziali, sia dei beni paesaggistici e ambientali del variegato mondo naturale: marino, fluviale, montano, boschivo, pianeggiante.
Entrambe le filiere vanne tenute in vita. Con il compito di coronare il lungo e affascinate viaggio della Formazione continua. Soltanto percorrendo l’intero asse longitudinale, la Conoscenza potrà farsi capitale sociale, palestra di democrazia sociale e officina di coesione sociale.
Pensierino finale. Per attraversare la sua affascinante frontiera, la Lifelong education ha il dovere - da giudice imparziale - di esprimere parole di condanna ai sistemi di istruzione europei più conservatori e neoliberisti. La loro Scuola e le loro offerte formative territoriali non sempre sono in grado, in questo debutto di Secolo, di trasferire alle giovani generazioni competenze culturali di lunga durata: tali da approdare nell’età adulta e nell’età senile. Alla sbarra, dunque, i sistemi di istruzione nozionistici e mnemonici colpevoli del male oscuro più volte richiamato nel presente Saggio: la dispersione intellettuale.
All’interno di questo richiamo dell’Ue al pericoloso neoliberismo (meno Stato più Società) di alcuni disinvolti Paesi continentali, ci sembra di potere affermare che lo stato di salute della Scuola italiana appare il più preoccupante: anche perché rischia l’estinzione come servizio pubblico. Questo, il verdetto del vecchio Continente sul nostro sistema di istruzione: corre il rischio di ruzzolare nella serie/B europea. Il motivo? Da un decennio le suo politiche neoliberiste e populiste disinvestono in/istruzione. Con l’inesorabile deriva di un insegnamento e di un apprendimento che si cucinano soltanto nel banco: nell’immobilità e nel silenzio. Blindati in classe é escluso che gli allievi possano nutrirsi di piatti conditi di saperi trasversali, inediti e generativi. Profumati con le spezie dell’analisi e della sintesi, dell’induzione e della deduzione, dell’intuizione e della creatività che cospargono - invece - i laboratori, gli atelier e le “teche” (le aule didattiche decentrate) di cui dovrebbe disporre la città: le ludoteche, le biblioteche, le pinacoteche, le museoteche, le musicoteche et al.

BIBLIOGRAFIA MINIMA

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